salario

I primi venti gruppi industriali italiani nel 2004 hanno aumentato i profitti del 50% mentre i ricavi sono cresciuti del 9% e ridotta l’occupazione del 2,2%. Nel 1994 il valore aggiunto delle grandi imprese andava per il 46% alle retribuzioni, per il 18% allo stato, per il 7% alle banche e per il 29,5 agli azionisti. Nel 2004 alle retribuzioni il 32%, allo stato il 13,5 alle banche il 9%, agli azionisti il 46%. Fonte: Corriere della Sera a luglio 2005. Nonostante questa situazione, Berlusconi ha deciso con la finanziaria regali miliardari alle imprese con la riduzione del cuneo fiscale/costo del lavoro e Prodi ne vuole attuare di più consistenti. Questo sperpero di miliardi pubblici produrrà come per il passato solo arricchimenti dei soliti, tagli di posti di lavoro, una riduzione delle entrate all’Inps e nessun aumento delle retribuzioni. In alternativa vanno sostenute politiche di salvaguardia dell’occupazione esistente anche attraverso il sostegno economico alla riduzione degli orari di lavoro e investendo nei settori della bonifica ambientale e in quello delle fonti energetiche rinnovabili. Distribuzione del reddito tra le famiglie italiane i dati del 2.004 dimostrano in modo eloquente una grande disparità nella distribuzione del reddito: ad un 10% delle famiglie va il 2,6% del reddito per un valore annuo di 7.686 euro (fascia 1) mentre alla fascia 10 che comprende sempre 2.000.000 di famiglie va il 26,6% del reddito per un valore annuo di 78.570 euro. Se invece del reddito si esamina la ricchezza patrimoniale, le disuguaglianze sono ancora più marcate: il 7% delle famiglie italiane possiede il 44% della ricchezza d’Italia. Tutto ciò è il risultato della riduzione dei salari reali, delle pensioni e del lavoro precario e sottopagato determinato dalle politiche liberiste attuate dai governi e in larga parte condivise da cgil-cisl-uil.

Il programma e gli obiettivi di medio periodo della Cub Salario. La storia sindacale è un susseguirsi di lotte per migliori condizioni di vita e di lavoro e di esse il salario ha sempre rappresentato un aspetto centrale. Quando è stata praticata la politica concertativa è arrivata la vittoria del profitto che si è concretizzata sia con più bassi salari diretti sia con l’aumento dei prezzi che erode il loro potere d’acquisto. Restano sotto la soglia di povertà anche quote crescenti di “lavoratori garantiti”, oltre a immigrati o giovani precari e saltuari. Nonostante le condizioni di vita siano migliorate in maniera significativa in seguito delle lotte nel corso di decenni, una minoranza della popolazione continua a accaparrarsi la grande maggioranza delle ricchezza prodotta ogni anno. Questo non significa che i lavoratori oggi vivano nelle stesse condizioni dell’ottocento. Vuol dire che i lavoratori producono più ricchezza di quella che ricevono sotto forma di salario. Retribuzioni e potere di acquisto dei salari un confronto europeo

Città Paga oraria netta (in dollari) rapporto in percentuale
Milano 7,8 100%
Lussemburbo 14,6 187,18%
Bruxelles 10,8 138,46%
Dublino 12,7 162,82%
Helsinki 10,9 139,74%
Amsterdam 11 141,03%
Vienna 10,1 129,49%
Berlino 10,5 134,62%
Parigi 10,1 129,49%
Madrid 7,5 96,15%
Roma 6,4 82,05%
Atene 7,2 92,31%
Lisbona 4,8 61,54%

L’indagine dell’UBS(Unione delle Banche Svizzere) dell’agosto 2003 su un paniere di 111 beni e servizi acquistabile in tutti i paesi, ha confrontato salari e potere d’acquisto. Dividendo la retribuzione annua netta percepita nazionalmente per il costo nazionale del paniere costituito dagli stessi beni si ottiene un indice che rappresenta il potere d’acquisto. Se un metalmeccanico Italiano acquista 7,9 volte il paniere di beni, a Berlino con la sua retribuzione acquista gli stessi beni 13,8 volte, a Vienna 11,62 volte, ad Amsterdam 16 volte e così via.

Dai dati dell’UBS emergono chiaramente due fatti:

il potere d’acquisto dei salari italiani è decisamente basso di quelli dei lavoratori degli altri paesi Europei. Il basso potere d’acquisto è determinato dai bassi salari monetari in quanto i prezzi dei generi di consumo sono molto vicini su tutto il territorio europeo. Cub rivendica un aumento di almeno 250 euro mensili (150 netti circa) e l’introduzione della scala mobile per retribuzioni e pensioni per recuperare potere di acquisto e puntare gradualmente al raggiungimento delle retribuzioni dei principali paesi europei,

Ripristinare la Scala mobile o contingenza

La funzione fondamentale della scala mobile era quella garantire il potere d’acquisto delle retribuzioni, e metterle al riparo dall’aumento del costo della vita. L’Accordo sul costo del lavoro del 31/7/1992 ha cancellato la scala mobile, facendo cessare la garanzia del potere d’acquisto delle retribuzioni. Per metterlo al riparo dall’aumento del costo della vita, cgil, cisl e uil hanno concordato con il padronato che la dinamica salariale dei contratti nazionali di lavoro sarebbe stata allineata ai tassi di inflazione programmati dal governo, e assunti come obiettivo comune. La Cub ritiene indispensabile il ripristino della scala mobile, attraverso ulteriori iniziative di lotta in modo che i salari/ stipendi siano automaticamente difese dall’aumento dei prezzi, inoltre partecipa alla raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare.

Precariato e sostegno al reddito

La precarietà è stata introdotta in modo massiccio dal governo di centrosinistra col pacchetto Treu, rafforzata dalla legge 30 e avallata in tutti i modi da cgil cisl uil con accordi firmati in tutte le sedi. La lotta alla precarietà lavorativa e sociale costituisce un elemento centrale del programma di azione della CUB a tutti i livelli: la promozione con altre forze del MayDay, le iniziative contrattuali e di lotta, le proposte di legge regionali e nazionale per precari, per i lavoratori licenziati, sia in cassa integrazione che in mobilità, per i disoccupati e per i pensionati. L’iniziativa della Cub si propone di abolire il pacchetto Treu e la legge 30 sostituendoli con la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato e con la graduale trasformazione dei rapporti di lavoro precari in essere in rapporti di lavoro dipendente, considerando lavoratori autonomi solo i veri professionisti o imprenditori. Nel contempo vanno costituti fondi regionali/nazionale per garantire un reddito a chi ne è privo o una integrazione allo stesso per lavoratori precari, in cassa integrazione o mobilità, disoccupati, pensionati sociali o al minimo. L’ erogazione monetaria deve essere integrata da un pacchetto di servizi quali: tariffe sociali sui servizi essenziali (luce, gas, tel. casa ecc.) agevolazioni per i trasporti, un servizio mensa sul territorio, la fruizione di beni e servizi culturali / artistici e facilitazioni per l’accesso al credito. Ciò per far uscire milioni di persone da una situazione senza diritti e tutele, perennemente ricattati da una condizione di precarietà che nega loro ogni futuro.

Tfr: cancellare il“silenzio assenso”

Governo e Parlamento nel 2004 hanno approvato la legge che prevede lo scippo del tfr a favore dei fondi pensione gestiti da padroni e sindacati (cgil-cisl-uil) o dei fondi aperti gestiti dalle finanziarie e delle assicurazioni. Lo scippo del Tfr avverrà con il meccanismo del “silenzio-assenso”, per opporsi allo scippo i lavoratori avranno 6 mesi di tempo dal 1-1-08 al 30-6-08; per i dipendenti delle aziende minori i 6 mesi decorreranno dal 1-1-09 al 30-6-09. I lavoratori che non comunicheranno la loro contrarietà il loro Tfr sarà trasferito automaticamente ai fondi pensione. La costituzione dei fondi pensione privati è funzionale allo smantellamento del sistema previdenziale pubblico, a mettere le mani sul malloppo di circa 14 miliardi di euro che i lavoratori maturano ogni anno come TFR (la liquidazione). Con i fondi pensione si trasferirà sui redditi da pensione l’instabilità dei sistemi finanziari mondiali con il riproporsi del rischio di fallimento in cui sono storicamente incorsi i fondi pensione di natura privata o semiprivata in occasione di crisi inflattive o crolli borsistici o di guerre. Cub chiede al nuovo Parlamento di cancellare la norma del “silenzio assenso” per il trasferimento del Tfr ai fondi pensione e rilancio della previdenza pubblica.

Previdenza pubblica

In questo decenni si sono affermate idee e proposte assurde sul sistema pensionistico pubblico e sono stati attuati tagli che non solo non sarebbero necessari, ma che contrastano con il mantenimento del livello di vita dei pensionati; con queste idee non solo si è determinato un impoverimento dei pensionati, ma un impoverimento nel quale siamo coinvolti tutti. La cancellazione dell’indicizzazione alla dinamica delle retribuzioni dei lavoratori, avvenuta nel 1992 (governo Amato e in accordo con cgil-cisl-uil), ed il passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo introdotto nel ‘95 dal governo Dini, sempre con l’accordo di cgil-cisl-uil, determina un crescente impoverimento dei pensionati. Mediamente le pensioni perdono il 2% di valore ogni anno. Ossia ogni anno vengono sottratti ai pensionati circa 2 miliardi di euro; è indispensabile per evitare questo salasso agganciare le pensioni alla dinamica delle retribuzioni.

Governo e Confindustria mentono sul costo della previdenza pubblica

Nel determinare l’incidenza % sul Pil considerano volutamente spesa pensionistica il costo del fondo di garanzia del tfr in caso di fallimento dell’azienda (1,5%), il costo degli oneri assistenziali (1,3.%) che dovrebbero essere a carico dalla fiscalità generale e non considerano che parte della pensione è trattenuta dallo stato come prelievo fiscale (2%). Cub è per il rilancio del sistema pensionistico pubblico per la sua funzione universalista che deve assicurare a ciascun lavoratore il mantenimento del medesimo tenore di vita anche dopo il pensionamento, unitamente alla funzione assistenziale che mira ad assicurare a tutti gli anziani un reddito di sussistenza.

Difendere il diritto di sciopero

La legge 146/90, e le successive modificazioni introdotte con la legge 83/2000, hanno portato un forte condizionamento della possibilità per i lavoratori di esercitare lo sciopero in modo efficace. Di fatto con il pretesto di contemperare i diritti degli utenti e il diritto di sciopero dei lavoratori, i governi di entrambi i Poli hanno prodotto leggi penalizzanti, che hanno portato la Commissione di Garanzia ad esercitare un intervento che ha determinato in molti settori “a partire da quello dei trasporti” l’impossibilità per i lavoratori di utilizzare lo sciopero. Ai lavoratori è di fatto impedito di far valere i propri interessi o difendersi dalle iniziative delle controparti padronali perfino quando è in pericolo il posto di lavoro, la sicurezza dei lavoratori e di chi utilizza il servizio o la qualità del servizio che viene offerto, costringendo i lavoratori a scioperare con il rischio di pesanti sanzioni. Pertanto Cub ha deciso l’apertura di una campagna di iniziative a difesa del diritto di sciopero e contro la Commissione di Garanzia che si arroga funzioni legislative.

Democrazia sindacale

I lavoratori sono stati espropriati da cgil-cisl-uil di ogni reale potere decisionale sulle questioni sindacali; queste organizzazioni hanno via via sostituito la legittimazione all’agire da parte dei lavoratori con la legittimazione del padronato, dei governi e dei partiti. Cub si batte perché ai lavoratori sia garantito il diritto a decidere sulle proposte da presentare alle controparti, sulla composizione della delegazione trattante e sull’approvazione degli accordi. Le controparti padronali e pubbliche si scelgono il sindacato con cui trattare discriminando il sindacato di base e intrattengono di conseguenza rapporti con le organizzazioni con cui è più facile realizzare intese sulla base della comune condivisione della politica che prevede la tutela prioritaria degli interessi padronali e pesanti vincoli negativi per quanto riguarda la possibile tutela degli interessi dei lavoratori (la concertazione). Il padronato fa discendere da questo la possibilità per le organizzazioni concertative dell’esercizio di alcuni diritti sindacali (dalle trattenute sindacali, alla convocazione delle assemblee, ai permessi sindacali), o l’effettuazione di elezioni truffa delle Rsu prevedendo per accordo una riserva di 1/3 dei delegati sottratti al voto dei lavoratori e riservandoli alla nomina delle segreterie di cgil-cisl-uil in funzione di garanzia per il padronato che le Rsu operino in sintonia con le politiche concertative. Cub attuerà iniziative per far cessare le discriminazioni nei confronti del sindacato di base, per assegnare ai lavoratori un effettivo potere decisionale, ponendo fine allo strapotere delle burocrazie sindacali e all’arroganza padronale che pretende di scegliere chi deve rappresentare i lavoratori.